“The Brutalist”, l’ultimo ambizioso progetto cinematografico di Brady Corbet, si afferma come un’opera di grande impatto visivo e narrativo, capace di esplorare in profondità la vita di un uomo e il suo legame con l’arte e l’architettura. Con un cast stellare guidato da Adrien Brody, il film racconta la storia di László Tóth, un architetto ebreo ungherese sopravvissuto all’Olocausto, che emigra negli Stati Uniti nel secondo dopoguerra per inseguire il sogno americano.
Dopo un’anteprima trionfale nei festival internazionali, “The Brutalist” ha conquistato tre Golden Globe, tra cui Miglior Film Drammatico, Miglior Regista per Corbet e Miglior Attore per Brody. L’uscita nelle sale italiane è prevista per il 6 febbraio 2025, distribuito da Universal Pictures.
The Brutalist: Un viaggio di trent’anni tra successi e ombre del passato
La narrazione si sviluppa in tre atti, raccontando tre decenni della vita di Tóth. Il film si apre nel 1947, quando l’architetto e sua moglie Erzsébet (interpretata da Felicity Jones) affrontano le difficoltà dell’emigrazione negli Stati Uniti. La svolta arriva con l’incontro con Harrison Lee Van Buren (Guy Pearce), un magnate che gli affida la realizzazione di un ambizioso progetto modernista. Se da un lato questa commissione rappresenta l’apice del successo professionale, dall’altro introduce sfide personali e morali che mettono alla prova l’identità e i valori del protagonista.
Corbet costruisce un racconto stratificato che intreccia temi come il trauma della guerra, l’antisemitismo, la ricerca del riconoscimento e il compromesso tra arte e industria. L’estetica brutalista dell’architettura, con il suo cemento grezzo e le forme imponenti, diventa metafora del viaggio interiore del protagonista: solido, ma segnato dalle cicatrici del passato.
Produzione e scelte artistiche: un film che segna un’epoca
“The Brutalist” è stato girato in 70mm per offrire un’esperienza visiva immersiva e avvolgente. Le riprese si sono svolte tra Budapest, città natale di Tóth, e l’Italia, con sequenze girate nelle suggestive cave di marmo di Carrara e a Venezia, dove sono stati utilizzati materiali d’archivio della Biennale di Architettura.
La colonna sonora, ispirata agli strumenti dell’epoca, accompagna le immagini con una potenza evocativa che amplifica la profondità emotiva del film. Corbet ha dichiarato di essersi ispirato agli scritti di Winfried Sebald e Vidiadhar Naipaul per la costruzione del racconto, mentre il personaggio di Tóth trae riferimenti da figure storiche dell’architettura come Paul Rudolph e Ludwig Mies van der Rohe.
The Brutalist: Un’eredità destinata a durare
“The Brutalist” non è solo un film, ma un’opera destinata a lasciare il segno nel panorama cinematografico contemporaneo. La sua complessità narrativa e visiva lo rende un punto di riferimento che verrà studiato e ammirato negli anni a venire. Corbet lo definisce “un film che celebra il trionfo dei visionari”, un’affermazione che ben si sposa con l’epica esistenziale che la pellicola racconta.
Con la sua uscita in Italia, gli spettatori avranno finalmente l’opportunità di immergersi in questa straordinaria esperienza cinematografica, un viaggio tra arte, storia e ambizione che lascia il pubblico sopraffatto e incantato.