“Untamed”: Un thriller tra mente e natura selvaggia
Tra le novità più interessanti di luglio nel catalogo Netflix spicca “Untamed“, una miniserie in sei episodi che mescola atmosfere crime, tensione psicologica e paesaggi naturali da togliere il fiato. La serie, disponibile in streaming dal 17 luglio, racconta una storia dai toni cupi e profondi, in cui non sono solo i crimini a dominare la scena, ma anche i fantasmi del passato e le sfide interiori dei protagonisti.
A guidare il cast troviamo Eric Bana nei panni di Kyle Turner, un agente federale del National Park Service, chiamato a indagare su una morte misteriosa avvenuta nel cuore del Parco di Yosemite. Ma l’indagine diventa presto qualcosa di più: un viaggio nelle zone oscure dell’animo umano, dove i confini tra colpe, ricordi e verità si fanno sempre più sfumati.
Una morte misteriosa che nasconde molto di più
Tutto ha inizio con il ritrovamento del corpo di una giovane donna su una parete rocciosa, ancora appesa alle corde da arrampicata. Quello che inizialmente appare come un tragico incidente o forse un suicidio, si rivela presto un enigma più complesso. Gli indizi disseminati sul luogo del ritrovamento e un oggetto inaspettato – un vecchio braccialetto – accendono una scintilla nella mente dell’agente Turner, collegando il caso a un passato che credeva sepolto.
Turner, uomo segnato dalla perdita e dal dolore, si ritrova a lavorare con Naya Vasquez (interpretata da Lily Santiago), una giovane agente alla sua prima esperienza in un ambiente tanto remoto quanto ostile. Insieme, dovranno affrontare non solo i segreti del caso, ma anche quelli che ognuno si porta dentro.
Un cast solido, ma la sceneggiatura non osa
Eric Bana regala una performance intensa, perfettamente calato nei panni di un investigatore tormentato, costretto a confrontarsi con un passato ingombrante che ancora lo divora. Accanto a lui, Sam Neill, volto iconico del cinema internazionale, interpreta il sergente Souter, mentre William Smillie, Rosemarie DeWitt e la già citata Santiago completano un cast ben costruito.
La trama, però, non si distacca troppo dai canoni classici del thriller: un mistero da risolvere, indizi da interpretare, legami nascosti, traumi da affrontare. Tutti elementi già visti, che qui funzionano ma non sorprendono davvero. Manca quel guizzo capace di far salire la tensione oltre il prevedibile, quel colpo di scena che cambi le carte in tavola.
L’ambientazione: il vero cuore pulsante di “Untamed”
Ed è proprio qui che “Untamed“ gioca la sua carta più forte: la location. Girata nel maestoso Parco Nazionale di Yosemite, la serie si trasforma in un’esperienza visiva ipnotica. Le immense vallate, le cascate fragorose, le foreste fitte e i cieli sconfinati diventano più che un semplice sfondo: sono parte integrante della narrazione.
La natura selvaggia diventa lo specchio dell’anima dei personaggi, un luogo affascinante ma anche minaccioso, in cui è facile perdersi, fisicamente ed emotivamente. Ogni inquadratura sembra studiata per trasmettere quel senso di isolamento e maestosità che rende unica l’atmosfera di “Untamed“.
Vale la pena guardare “Untamed”?
La risposta è sì, ma con qualche riserva. Se cercate un thriller classico, con misteri da risolvere e indagini tra crimini e conflitti personali, “Untamed“ fa il suo lavoro in modo onesto. Ma se sperate in una narrazione avvincente e piena di sorprese, potreste trovarla un po’ prevedibile.
Tuttavia, c’è un motivo valido per darle una possibilità: la sua straordinaria ambientazione. Yosemite non è solo il teatro degli eventi, ma il vero protagonista della serie. Guardare “Untamed“ significa immergersi per qualche ora in uno degli angoli più selvaggi e affascinanti del mondo, lasciandosi rapire da una bellezza che – letteralmente – buca lo schermo.
Trailer di “Untamed”