Nuovo Cinema Paradiso è un film del 1988 scritto e diretto da Giuseppe Tornatore.
Il budget utilizzato per la realizzazione del film fu di circa 5,000,000 di dollari. Complessivamente il film raggiunse un incasso di circa 12,397,210 di dollari.
Quando nel 1988 uscì Nuovo Cinema Paradiso, fu un fiasco clamoroso in tutta Italia tranne a Messina. Il gestore del cinema Aurora, Giovanni Parlagreco, tenne il film in cartellone, invitando la gente a entrare gratis. Se il film fosse piaciuto alla fine gli spettatori avrebbero pagato. Fu un trionfo che poi si espanse in tutta Italia.
Giancaldo, il paesino siciliano che fa da sfondo, in realtà non esiste. Le riprese vennero effettuate a Bagheria, dove Tornatore è nato, e in altre località. Giancaldo è in realtà il nome della montagna che sovrasta la stessa Bagheria.
Il personaggio di Alfredo è ispirato al fotografo e proiezionista bagherese Mimmo Pintacuda, nonchè amico e maestro dello stesso Tornatore.
Alcune scene del film sono state utilizzate per lo spot televisivo di lancio della nuova Fiat 500.
A Palazzo Adriano fu istituito, presso i locali del comune, un museo intitolato “Galleria foto Nuovo Cinema Paradiso“. All’interno sono presenti le scene e i retroscena del film raffigurati in oltre 100 fotografie originali.
Nella scena finale, Totò adulto visiona una bobina lasciatagli dall’amico Alfredo come ultimo dono. Essa conteneva le scene tagliate dei baci di diversi film. L’idea, pare venne suggerita al regista dal compaesano Filippo Lomedico, che possedeva una collezione di fotogrammi dei più celebri baci cinematografici.
Tornatore avrebbe voluto inserire un altro bacio celebre, tra Orson Welles e Rita Hayworthquello nel film “La Signora di Shanghai. Il costo solo per quell’estratto fu di 700.000 dollari per pochi secondi di baci.
Giuseppe Tornatore si ritaglia un cameo nel finale di Nuovo cinema paradiso. È il proiezionista a cui Totò affida la bobina con i baci lasciatagli da Alfredo. Per quel ruolo, Tornatore voleva in realtà il grande Federico Fellini, ma il regista rifiutò.
La scena in cui Totò lascia il borgo per andare a Roma, è ispirata al Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Più precisamente nel passo in cui dice che i siciliani dovrebbero andare tutti via dall’isola prima di compiere 16 anni, perchè dopo quell’età tutti i difetti dei siciliani si sono già formati e la “crosta” sedimentata.
Il personaggio di padre Adelfio è ispirato a Don Carmelo Buttitta, che gestì il cinema parrocchiale della Chiesa del santissimo Sepolcro. Il suo aiutante, Padre Gaiano, raccontò che ogni film si montava in due o tre tempi e che la mattina del primo giorno di programmazione, a sala vuota, Padre Buttitta lo guardava in solitudine per epurarlo dalle scene peccaminose. Una volta, fece tagliare 20 minuti di pellicola perché in un film, ambientato in un circo, erano presenti delle trapeziste a cosce nude.