Considerato uno dei film cult della commedia italiana, “Bianco, rosso e Verdone” (1981) segna una tappa fondamentale nella carriera di Carlo Verdone, regista e protagonista della pellicola. Il film racconta il viaggio di tre italiani verso il loro seggio elettorale, incarnando con ironia e profondità tre archetipi dell’italiano medio. Ma dietro le quinte, ci sono numerosi dettagli e aneddoti che rendono il film ancora più affascinante. Scopriamoli insieme!
L’idea alla base del film “Bianco, rosso e Verdone”
Carlo Verdone, reduce dal successo di “Un sacco bello“, ricevette da Sergio Leone il compito di realizzare un film più strutturato e con una maggiore coralità. Leone, che era il produttore della pellicola, suggerì a Verdone di incentrare la storia sul viaggio, ritenendolo un espediente narrativo efficace per esplorare le differenze caratteriali degli italiani.
L’impegno fisico di Verdone
Per interpretare i tre personaggi principali – Furio, Mimmo e Pasquale – Verdone si sottopose a un lavoro fisico estenuante. Le sessioni di trucco erano lunghe e impegnative, specialmente per Pasquale, il taciturno emigrato italiano in Germania. Inoltre, per differenziare le movenze e la postura dei tre, l’attore-regista studiò minuziosamente le gestualità e i tic di ogni personaggio.
Il doppiaggio di Magda
La voce di Magda, interpretata da Irina Sanpiter, è quella di Solvejg D’Assunta, scelta dopo un lungo casting. Verdone era alla ricerca di un’interprete piemontese, luogo di origine del personaggio.
La presenza di Mario Brega in “Bianco, rosso e Verdone”
Mario Brega, storico caratterista del cinema italiano, interpreta il camionista che dà un passaggio a Mimmo e alla nonna (Elena Fabrizi). Brega, noto per il suo temperamento burbero ma affettuoso, recitava spesso battute fuori copione, creando situazioni esilaranti sul set. Proprio il suo modo di improvvisare rese la scena del viaggio in camion tra le più iconiche del film.
Il ruolo della nonna interpretato da Elena Fabrizi
Uno dei personaggi più amati del film è la nonna di Mimmo. Inizialmente Carlo Verdone non trovava l’attrice giusta. Fu il barista del bar sotto casa, Saverio, a suggerirgli la sorella di Aldo Fabrizi, Elena, che all’epoca lavorava in radio. Il legame tra Verdone e l’attrice andava oltre la finzione cinematografica: i due instaurarono un rapporto affettuoso che rese le loro scene insieme ancora più autentiche. Verdone ha spesso ricordato quanto la Fabrizi fosse protettiva nei suoi confronti anche fuori dal set.
La mitica Fiat 131 Mirafiori
L’auto di Furio, la celebre Fiat 131 Mirafiori color senape, è diventata un vero simbolo del personaggio. La scelta non fu casuale: Verdone voleva un’auto che rappresentasse il perfetto stereotipo del padre di famiglia meticoloso e logorroico. La Fiat 131 era all’epoca una delle auto più diffuse tra i piccoli borghesi italiani.
La scena della dogana in “Bianco, rosso e Verdone”
La scena in cui Pasquale subisce controlli severissimi alla dogana italiana è ispirata a esperienze reali raccontate a Verdone da alcuni emigrati italiani. Il regista volle esagerare la sequenza per sottolineare il senso di alienazione e spaesamento vissuto da molti emigrati di ritorno in patria.
Le difficoltà durante le riprese
Girare “Bianco, rosso e Verdone” non fu semplice. Le riprese in esterni, in particolare, furono condizionate dal maltempo e da difficoltà logistiche. Una delle scene più complesse da realizzare fu quella in cui Mimmo accompagna la nonna al seggio: il caldo intenso e il traffico resero le riprese particolarmente faticose.
Il successo e l’eredità del film
Alla sua uscita, “Bianco, rosso e Verdone” ottenne un grande successo di pubblico e critica, consolidando Verdone come uno dei talenti più promettenti della commedia italiana. Ancora oggi, il film viene trasmesso frequentemente in televisione ed è oggetto di citazioni e parodie.