Quando si parla di classici Disney, il primo pensiero va spesso ai grandi successi cinematografici usciti nelle sale, ma esistono anche sequel che hanno lasciato il segno, pur essendo destinati al mercato home video. Uno di questi è “Il ritorno di Jafar”, seguito di “Aladdin“, uscito nel 1994. Il film, pur non avendo avuto un’uscita nelle sale cinematografiche, ha segnato un punto di svolta nella storia dell’animazione Disney. Vediamo insieme alcune curiosità e retroscena su questa produzione.
Un successo inaspettato per “Il ritorno di Jafar”
“Il ritorno di Jafar” è stato il primo sequel Disney realizzato direttamente per il mercato home video, aprendo la strada a una lunga serie di seguiti animati per VHS e DVD. Nonostante il budget ridotto e un’animazione meno curata rispetto al film originale, il lungometraggio ha ottenuto un enorme successo commerciale, vendendo oltre 15 milioni di copie nei soli Stati Uniti.
Cambi di doppiatori
Uno dei dettagli più discussi dai fan riguarda il cambio di doppiatori. Robin Williams, che aveva dato voce al Genio nel primo “Aladdin“, non tornò per “Il ritorno di Jafar” a causa di divergenze con la Disney legate all’uso promozionale della sua voce. Al suo posto venne scelto Dan Castellaneta, noto per essere la voce originale di Homer Simpson. Questo cambiamento venne notato dai fan, anche se Castellaneta cercò di riprodurre lo stile di Williams.
Un’animazione differente per “Il ritorno di Jafar”
Rispetto al film originale, “Il ritorno di Jafar” presenta un’animazione meno fluida e dettagliata. Ciò è dovuto al fatto che la pellicola fu realizzata da vari studi di animazione esterni alla Disney, tra cui WDTVA (Walt Disney Television Animation). Molti dei disegni e delle sequenze furono prodotti con tecniche più economiche, un aspetto comune ai sequel direct-to-video Disney.
Il film come trampolino di lancio per la serie animata
“Il ritorno di Jafar” non fu pensato solo come un sequel, ma anche come un’anticipazione della serie animata di “Aladdin”, che sarebbe poi andata in onda sulla televisione americana tra il 1994 e il 1995. Il film funge, infatti, da ponte tra la storia originale e le nuove avventure dei protagonisti, consolidando la presenza di personaggi come Iago, che assume un ruolo più centrale.

La redenzione di Iago
Un altro aspetto interessante della trama è il cambiamento del personaggio di Iago. Se nel primo “Aladdin“ era un fedele servitore di Jafar, in questo sequel ha una vera e propria evoluzione, diventando un alleato di Aladdin e Jasmine. Questa scelta fu dettata anche dalla volontà di ampliare il cast dei protagonisti per la serie animata.
Una colonna sonora diversa
Mentre “Aladdin“ vantava brani indimenticabili firmati da Alan Menken e Tim Rice, “Il ritorno di Jafar” presenta canzoni composte da Mark Watters. I brani, sebbene orecchiabili, non raggiungono l’impatto musicale del primo film, anche a causa del diverso budget e dell’assenza di Robin Williams.
Un’eredità duratura
Nonostante le critiche ricevute per la qualità dell’animazione e il cambio di doppiatore per il Genio, “Il ritorno di Jafar” rimane un tassello importante nella storia della Disney. Ha dimostrato che i sequel direct-to-video potevano essere redditizi, dando il via a una tendenza che sarebbe durata per oltre un decennio. Inoltre, ha permesso ai fan di tornare nel magico mondo di Agrabah e di approfondire i personaggi amati del primo film.





